Friday, May 25, 2007

IL "DELFINO" DI SFERRACAVALLO





A Gianluigi Nuzzi, inviato di Panorama, che in carcere gli dice: "Quando lei svolgeva inchieste, non c’erano i collaboratori di giustizia e venivano effettuate pochissime intercettazioni…", Contrada risponde: "Per fare antimafia bisognava avere i confidenti. I pentiti dicono che mi incontravo nei ristoranti con i mafiosi, quando invece vedevo le mie fonti nei posti più impensabili come al cimitero di Ficarazzi tra Villabate e Bagheria, dove per paura nemmeno le coppiette andavano ad appartarsi. Ma ho sempre applicato un principio non seguito da colleghi di valore anche caduti come Nini Russo: non si potevano stabilire rapporti con i capi dei mandamenti. I rischi di finire ammazzato o strumentalizzato erano troppo alti. Così avevo confidenti border line, come il cognato di Mutolo, che pur non appartenente alla cosca conosceva i retroscena. Infatti fu lui ad avvisarmi che i due avevano deciso di ammazzarmi".

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