Friday, May 25, 2007

URUGUAY E NUVOLE








1. L'ACCUSA

Nel settembre del 1985 viene recapitata presso la sede palermitana dell'Alto Commissariato Antimafia una lettera anonima. L'oggetto degli strali della vil penna è Bruno Contrada. In questa lettera si leggono affermazioni del seguente tenore: Contrada, allora capo di gabinetto dell'Alto Commissario Antimafia, avrebbe "sparlato" dello stesso Alto Commissario Riccardo Boccia; Contrada avrebbe inoltre cercato inutilmente di far fuggire Gaetano Badalamenti, che proprio in quel periodo viene arrestato in Spagna nell’àmbito di un’operazione antidroga e contro il riciclaggio di denaro sporco condotta da Antonio De Luca; infine, la lettera anonima farnetica di presunti possedimenti di Contrada in Sardegna e in Spagna. Qualcuno, più tardi, aggiungerà a questa lista patrimoniale anche dei fantomatici possedimenti oltreoceano, addirittura in Uruguay.

Nel numero del 19 novembre 1985, la nota rivista I Siciliani riprende le false notizie contenute in questa lettera anonima.



2. LA DIFESA

Ancora una volta una delle tantissime voci che si levano in favore di Bruno Contrada è quella di
Antonio De Luca. Nell'udienza del 28 ottobre 1994, infatti, dopo aver definito senza mezzi termini "baggianate" le affermazioni contenute in quella famosa lettera anonima del 1985, De Luca dichiara senza tema di smentita:

DE LUCA - "Bruno Contrada non ha possedimenti nè in Sardegna nè all'estero, in Spagna o in Uruguay. Ha una casa a Punta Raisi, vicino Palermo, ma non l'ha certo avuta tramite favori dei mafiosi: per questa casa sta pagando tuttora il mutuo venticinquennale, che scadrà nel 1997."

Circa il presunto tentativo di Contrada vòlto a far fuggire Badalamenti, De Luca aggiunge:

DE LUCA - "L'operazione per l'arresto di Badalamenti in Spagna la condussi io. L'uomo che ci aveva condotto da Badalamenti era Pietro Alfano. Non ci fu nessuna interferenza di Contrada nè in questa nè in altre operazioni. Contrada, in quanto capo di gabinetto dell'Alto Commissario Antimafia, fu informato dell'arresto di Badalamenti per comunicarlo proprio all'Alto Commissario."


Pochi mesi dopo, nell'udienza del 24 gennaio 1995, anche il prefetto Riccardo Boccia smentisce la ridicola accusa nata da questa lettera anonima che, all'epoca, non aveva fatto vacillare per nulla la reputazione di Contrada ma che si è pensato bene di inserire ugualmente come tassello dell'impianto accusatorio:

BOCCIA -
“Ricordo una lettera anonima pervenuta nel 1985 all'Alto Commissariato Antimafia, lettera dove si leggevano cose come 'Contrada sparla di Boccia' oppure si leggeva che Contrada avrebbe favorito Badalamenti. Io non ho mai dato peso a questa lettera. Al contrario, feci venire a Palermo Antonio De Luca ed il colonnello Ragusa, dei Carabinieri, proprio per smentire queste false voci sui favori di Contrada a Badalamenti. La verità è che De Luca arrestò Badalamenti proprio con la piena collaborazione di Bruno Contrada. Chiesi poi a De Luca notizie sull'attività investigativa di Contrada a Palermo negli anni precedenti: le notizie che De Luca mi diede furono lusinghiere. Mi parlò in particolare di come Contrada avesse tenacemente perseguito tutti i mafiosi e in particolare la cosca di Saro Riccobono. Immaginai che la lettera anonima provenisse dalla Questura di Palermo, in quanto Contrada mi aveva parlato di antichi dissapori: ma non mostrai mai la lettera a Contrada perchè ad essa non davo il minimo peso, anzi la consideravo una vigliaccata. E poi Contrada in quel periodo era preoccupato perchè temeva di avere un brutto male. Tramite la Criminalpol centrale, diretta dal prefetto Pollio, appurai che Contrada era totalmente innocente ed estraneo ai fatti, e scrissi così una lettera al ministro degli Interni per confermare l’innocenza di Contrada: Contrada non era stato neppure sfiorato dall’inchiesta giudiziaria e da quella amministrativa sorte dopo la famosa operazione in Spagna citata dalla rivista I Siciliani. Io allora pensai inoltre che quella lettera anonima, ripresa da I Siciliani, potesse costituire una sorta di avvertimento della mafia contro Contrada. Lo stesso Vincenzo Parisi, allora direttore del SISDE, mi disse: ‘Contrada a Palermo corre pericolo. Me lo debbo ritirare a Roma’. Insieme a Parisi e allo stesso Contrada, dunque, decidemmo che Contrada rientrasse al SISDE a Roma. Nell’occasione io scrissi a Contrada una lettera di commiato e di elogio assoluto. "


SALVO GIORGIO

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